L’interesse terapeutico per il gioco d’azzardo, è dovuto ad un fenomeno che va assumendo proporzioni rilevanti economiche, sociali e sanitarie.
L’Italia, statisticamente è il primo Paese al mondo per il Gratta e Vinci, per numero pro capite di macchine da gioco di ultima generazione -le Vlt– che sono il triplo rispetto agli Stati Uniti!

Il gioco in sé appartiene al registro della sanità: facilità la crescita, favorisce la socializzazione , rappresenta uno svago, uno scarico dalle tensioni accumulate e racchiude quel pizzico di brivido connesso al rischio.

Roger Caillois individua quattro categorie di gioco:

• giochi di competizione, (agon) basati sulla competizione, dove il vincitore è il migliore
• giochi di travestitismo (mimicry) incentrati sul far credere di essere un altro, attraverso travestimenti, giochi di ruolo,
• giochi di vertigine (ilinix) che si basano sulla ricerca della vertigine , stordimento, giochi estremi, come nel passato erano le montagne russe,
• giochi di alea (dei dadi) ovvero giochi in cui vincere o perdere non dipende dall’abilità del giocatore, ma dal caso.

Come definire il gioco d’azzardo?

Il gioco d’azzardo presenta incertezza, poiché il risultato finale non è prevedibile nè influenzabile dal giocatore. E’ l’alea il fattore primario: ovvero il caso, in quanto il risultato non sta nelle capacità del giocatore!
Il denaro racchiude e un valore simbolico e un mezzo per acquisire l’impossibile; ma ciò che anima e incentiva il giocatore sono le sensazioni di intensa eccitazione e piacere che accompagnano la giocata e che lo portano, anche dopo una perdita, a riprovarci nella convinzione di vincere e rifarsi.

Steiner, già nel 1993, individuava nel gioco d’azzardo, un rifugio per la mente, un ‘occasione per costruirsi un mondo alternativo alla realtà piuttosto che uno spazio in cui creare la realtà come si vorrebbe fosse. Una sorta di “anestetico” rispetto ai disagi quotidiani. Ma spesso queste premesse “di sollievo e alleggerimento” vengono meno e si inizia a sprofondare in un terreno irto di rischi e pericoli, inizialmente impercettibili, fino a divenire vittime del gioco che da ludico, si fa problematico e poi patologico: il gioco d’azzardo.

La mortifera spirale della ludopatia

L’impatto iniziale con il gioco d’azzardo, coincide con la fase vincente. E’ occasionale e condiviso con gli amici per trascorrere del tempo libero divertendosi.
E’ la fase che porta, per lo più, grosse vincite ed induce nel giocatore il pensiero di trarre solo piacere (fase vincente). Ne consegue un aumento di tempo e di denaro investito, ma arrivano anche le prime perdite, giustificate dalla pseudo motivazione di “un periodo poco favorevole” (fase perdente), e relativa messa in atto della fase di “volersi rifare”.
Si ricorre ai primi prestiti, la situazione comincia a sfuggire di mano, l’indebitamento cresce nella spasmodica corsa a “rifarsi”. Inizia a venire meno il controllo di sé e dei propri impulsi, risultando provato ma sempre più spinto a giocare. I rapporti familiari, lavorativi, sociali, si disgregano e tutto può accadere: dal rischio di suicidio alla resa e richiesta di aiuto esterno. (fase della disperazione)

Giocatore o giocatrici?
Varie ricerche a livello di letteratura internazionale hanno evidenziato che la possibilità di diventare dipendenti dal gioco d’azzardo è di due volte maggiore per gli uomini che per le donne. Tuttavia la problematica del gioco d’azzardo si sta allargando anche tra le donne, attratte soprattutto dal Gratta e Vinci, dal Bingo.
Esiste, comunque una differenza motivazionale: gli uomini sono spinti dall’eccitazione provocata dal gioco d’azzardo; le donne cercano un’evasione da aspetti spiacevoli della realtà anche se tendono a cercare aiuto prima degli uomini.

Tipologie di giocatori

  • Giocatori non problematici (non –problem gambler) ovvero i non giocatori e i giocatori sociali (social-gambler), quelli che giocano per divertirsi, per passare il tempo e per rilassarsi. Sono attratti dal rischio ma sono anche in grado di interrompere in qualsiasi momento.
  • Giocatori problematici (problem- gamblers) coloro che non riescono ad avere un pieno controllo sul gioco. Iniziano a coinvolgere l’ambito personale e familiare con aumento di spese, maggiori frequentazioni di ambienti specializzati e ricorrenti pensieri sul gioco .

Tali condotte li espone al rischio di divenire giocatori patologici, e costituiscono una percentuale significativa della popolazione.

Giocatori patologici (pathological gambler) si identificano in coloro che mentono in famiglia per mascherare la reale condizione, commettono azioni illegali, furti, frodi, falsificazioni, per finanziarsi il gioco. Rischiano anche il posto di lavoro per dedicare più tempo al gioco, modificano le frequentazioni sociali a favore di contesti specifici. Sono coloro che se perdono, ritornano a giocare per rifarsi, convinti di avere capacità e predisposizioni innate, non considerando la casualità.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il gioco d’azzardo Patologico una “forma morbosa chiaramente identificata, che in assenza di misure idonee di informazione e prevenzione, può rappresentare, a causa della sua diffusione, un autentica malattia sociale”.

Il DSM-V lo ha inserito nel capitolo delle dipendenze (addictions) per le similarità tra il GAP e le dipendenze da alcol e altre sostanze d’abuso. Per la precisione, in clinica, il disturbo non viene più definito “gioco patologico” ma “disordered gambling” (gioco problematico). Inoltre, l’aver commesso atti illegali non è più considerato uno dei criteri per la diagnosi del gioco d’azzardo patologico.

Le neuroscienze sottolineano il coinvolgimento e la compromissione dei lobi frontali, le aree cerebrali preposte al controllo, unito a un “deficit del sistema della gratificazione cerebrale” su predisposizione genetica. A ciò si aggiunge il ruolo dei neurotrasmettitori. La noradrenalina è coinvolta nei processi di attivazione; la serotonina favorisce la disinibizione; la dopamina agisce nella risposta di gratificazione e rinforzo, elementi tutti attivi nel gioco d’azzardo.

Fattori sociali che possono concorrere alla sensibilizzazione al gioco possono risalire a genitori che sono stati essi stessi giocatori, precoce iniziazione dei figli a questa attività, eccessiva importanza data al successo a seguito del possesso di beni materiali, inadeguata cultura familiare al risparmio.

Se stress, insoddisfazione, fluttuazioni del tono dell’umore possono costituire dei disagi che trovano nell’ approccio iniziale al gioco d’azzardo uno spunto di gratificazione e di autostima per la vincita di somme di denaro, anche piccole, il perseverare e il successivo passaggio alla dipendenza, può slatentizzare (attovare) quadri clinici di natura psichiatrica come, ad esempio, disturbi dell’umore ,specie bipolari, turbe della condotta alimentare,
disturbi del discontrollo degli impulsi correlati anche all’uso di sostanze varie, in soggetti che presentano disturbi della personalità.

I GIOCHI HARD e la rivoluzione tecnologica del web

Lotto, Bingo, 10 e Lotto, lotterie varie, decine di Gratta e Vinci di vario genere, centri Snai, Sale Bingo, sale giochi , bar con Videopoker e Slot Machine sono diversi in quanto a regole ma accomunati da alcune comuni caratteristiche :
• il poter giocare ovunque e in ogni momento della giornata
• la velocità delle giocate con possibilità di ripeterle in tempo ravvicinato
• l’erogazione immediata del denaro vinto.

Oggi i giochi d’azzardo sono segnati dalla rivoluzione tecnologica e dal mondo del web che caratterizza un nuovo modo di giocare.
Alta soglia di accesso con popolazione differenziata, adolescenti, donne, uomini, interi nuclei familiari, decontestualizzazione del tempo con accesso 24ore su 24,sette giorni su sette.

On-line, il rischio di perdere il controllo di sé e del tempo, trattandosi di uno spazio virtuale, risulta amplificato profilandosi l’insorgere di condizioni di dipendenze senza neppure muoversi da casa!

Come aiutare?

Le strategie di intervento assumono forme diverse secondo il grado di compromissione del soggetto, anche se oggi si rende sempre più necessaria una cultura della informazione e prevenzione in direzione di una cultura di gioco responsabile, dove si evidenzi l’aspetto socializzante e aggregante del gioco in un contesto di realtà, prendendo le distanze dal coinvolgimento e nel contesto virtuale e cercando di comprendere in quale altro modo si possono affrontare momenti di vita noiosi, stressanti e quali contesti, oltre i luoghi delle scommesse possono divenire spazi alternativi gratificanti e comunitari.

La febbre del gioco d’azzardo e la fuga dal reale, spesso angusto, possono divenire opportunità non per rifugiarsi nel gioco o in altre forme che possono trasformarsi in dipendenze, ma per sviluppare le capacità di prendere decisioni, potenziare le competenze assertive e l’autostima, sviluppare capacità di controllo dell’impulsività.

Modalità di intervento si rendono necessario nelle situazioni di gioco problematico e patologico facendo ricorso ad una terapia individuale, di gruppo, o familiare, e non ultimo, seguendo programmi terapeutici residenziali presso Centri Specializzati.

Nella mia pratica clinica ho trovato di utilità il percorso individuale aiutando il soggetto a evidenziare quanto il pensiero magico, proprio del bambino, allontani dalla realtà concreta per una dimensione immaginaria irreale, sottolineando la presenza di un disagio psicologico individuale che giustifica il ricorso al gioco o altro, che tradisce puntualmente l’aspettativa di benessere e serenità.
In aggiunta a ciò, l’inserimento del giocatore in gruppi di auto aiuto, tipo Giocatori Anonimi, molto diffusi anche sul territorio nazionale, consente un confronto tra pari e una comune condivisione in un contesto di non giudizio e critica.