DEPRESSIONE POST PARTUM:

La depressione della neo-mamma . Come e perché?

Quando e come si manifesta la depressione post partum?

Non è infrequente che nei primi giorni seguenti il parto, evento  in sé gioioso, la neomamma, possa  avvertire sentimenti profondi di tristezza, scoppi improvvisi di pianto,  angoscia, irritabilità,  scarso appetito, irregolarità del sonno, scarsa concentrazione e non ultimo, ideazione siucidaria.

Tutti  sintomi che sono si presentano  anche nella depressione maggiore.

I sintomi nella depressione post partum, sono scatenati  dalla nascita del bambino, di solito su un terreno materno  predisposto.

Quanto dura ?

La  “depressione post- partum”, oggi  ha una nuova e differente denominazione : “depressione perinatale” ad indicare  un tempo di durata che abbraccia il periodo a seguire il parto, i nove mesi della gravidanza fino a tutto il primo anno di vita del piccolo.

Le settimane più critiche si identificano con le prime due, tre dopo l’arrivo del nato.

Tutte le donne sono depresse dopo il parto?

No!

Non si deve confondere la depressione post partum, con il maternity blues.

Si tratta di due risposte molto differenti.

Il maternity blues, è un fatto frequente dopo il parto, fisiologico attribuito  ad una caduta dei livelli ormonali ( esto-progestinici) e provoca crisi di pianto, irritabilità, insonnai, ansia. Coinvolge l’80% delle donne ma  si risolve naturalmente nell’arco di due o tre settimane  massimo.

La depressione post partum, può presentare avvisaglie, già in corso di gestazione,  per questo,  una diagnosi precoce da parte di uno specialista, su indicazione del ginecologo di fiducia, può consentire un trattamento anche psicofarmacologico adeguato.

Una diagnosi precoce è opportuna,  specie quando  la donna presenta precedenti depressioni  o  prosegue una  gravidanza indesiderata e in  età molto giovane.

Inoltre, pregresse storie di abusi, problemi economici persistenti, instabilità lavorativa,  assenza di sostegno da parte della famiglia, eventi stressanti nel periodo dell’attesa, quali: lutti stretti o separazione dal partner, padre del bambino, possono   costituire fattori predettivi di forte intensità per l’insorgenza di una depressione post-partum.

La depressione post partum può avere ricadute nel rapporto madre-bambino?

La depressione post -partum ha delle conseguenze nel rapporto madre- figlio, in quanto le cure genitoriali necessarie risultano inadeguate, con ricaduta sullo sviluppo psicofisico del bambino. In molti casi l’ospedalizzazione della madre e la presa in carico del neonato da parte di un care-giver capace, permette di ridurne gli effetti nocivi sul piccolo

In alcune situazioni, nel primo anno di vita del bambino, se la madre manifesta una psicosi puerperale, può sviluppare, suo malgrado, comportamenti autolesivi verso la propria persona, come il suicidio, o agiti violenti verso il piccolo. Del resto, stiamo parlando di una seria patologia psichiatrica   che come tale deve essere adeguatamente curata.

L’utilizzo degli psicofarmaci: come regolarsi?

Il mito della sospensione degli psicofarmaci, se questi sono assunti  già prima della gravidanza, dietro  stretto monitoraggio medico possono proseguire.

Si è visto che, in molte situazioni, la loro sospensione  può risultare di danno e per la madre e per il nascituro, rispetto all’insorgenza di una depressione  post partum”  .

Quale aiuto consigliare da parte del contesto familiare?

Il ruolo dominante è ricoperto dal neo-padre, che si dovrebbe porre quale sostegno emotivo della propria donna, condividendo con lei, in modo concreto  ciò che concerne il quotidiano accudimento del piccolo.

Ciò rassicura la donna  e contribuisce a creare una complicità di coppia, in una fase  in cui la  stessa  è esposta ad un cambiamento di ritmi, abitudini, rituali ed intimità.

A seguire, il ruolo delle famiglie di origine, che auspicabile si pongano come  strumenti di “aiuto ed alleggerimento” dei compiti domestici, di recupero del sonno notturno, e non come “ “giudici o suggeritori “rispetto al suo  operato di neo- genitore.

Riposo, un po’ ci cura per se stessi , un’ alimentazione ricca di Omega 3, vita all’aperto, sole, vitamina D, risultano  migliorativi dell’umore.

 

Interventi professionali: quali?

In aggiunta, frequentare gruppi di madri che soffrono di depressione perinatale , consultarsi con l’ostetrica o la puericultrice è utile per rassicurare la donna sulle proprie competenze genitoriali, che si imparono e non sono “acquisite a priori.

Come detto, terapia farmacologicasostegno psicologico da parte di un professionista che conosca i problemi della perinatalità, consentono di alleggerire la situazione di sofferenza.

Si può uscirne e guarire ?

Si, certamente, ma è opportuno farsi aiutare.